giovedì 25 novembre 2010
Ho aperto gli occhi e ho creduto di essere stata incollata su un enorme pacco postale.
sabato 25 settembre 2010
mercoledì 15 settembre 2010
venerdì 3 settembre 2010
martedì 31 agosto 2010
Io non lo so.
Inutili le resistenze.
lunedì 16 agosto 2010
Esperienza della morte.
che non accade a noi. Non abbiamo ragioni
- ammirazione, odio oppure amore -
da mostrare alla morte la cui bocca una maschera
di tragico lamento stranamente sfigura.
Molte parti ha per noi ancora il mondo. Fino a quando
ci domandiamo se la nostra parte piaccia,
recita anche la morte, benché spiaccia.
Ma quando te ne andasti, un raggio di realtà
irruppe in questa scena per quel varco
che tu ti apristi: vero verde il verde,
il sole vero sole, vero il bosco.
Noi recitiamo ancora. Frasi apprese
con pena e con paura sillabando,
e qualche gesto; ma la tua esistenza,
a noi, al nostro copione sottratta,
ci assale a volte e su di noi scende come
un segno certo di quella realtà;
tanto che trascinati recitiamo
qualche istante la vita non pensando all'applauso.
sabato 14 agosto 2010
Infinità.
"Ti ho aspettato fino a dimenticare cosa. Mi è rimasta un'attesa nei risvegli, saltando giù dal letto incontro al giorno. Apro la porta non per uscire, ma per farlo entrare".
giovedì 12 agosto 2010
L'ultima sigaretta.
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giovedì 5 agosto 2010
Nuda.
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.
Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.
come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.
- Pablo Neruda
mercoledì 4 agosto 2010
martedì 27 luglio 2010
Pupi siamo caro Fifi, lo spirito santo entra in noi e si fa pupo.
"Cadeva ogni orgoglio. Vedere le cose con occhi che non potevano sapere come gli altri occhi intanto le vedevano. Parlare per non intendersi. Non valeva più nulla essere per sé qualche cosa. E nulla più era vero, se nessuna cosa per sé era vera. Ciascuno per suo conto l'assumeva come tale e se ne appropriava per riempire comunque la sua solitudine e far consistere in qualche modo, giorno per giorno, la sua vita."
Dove è ancora tutto da sbagliare.
"Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti,
ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare.
[...]Anche se non avrai le mie risse terrose di campi, cortile e di strade
e non saprai che sapore ha il sapore dell' uva rubato a un filare,
presto ti accorgerai com'è facile farsi un' inutile software di scienza
e vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza...
Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica
e che il vivere è sempre quello, ma è storia antica, Culodritto...
dammi ancora la mano, anche se quello stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto...
vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da faree dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare".
lunedì 26 luglio 2010
Sara
sabato 24 luglio 2010
Scirocco.
che trasforma la realtà abusata e la rende irreale
."
lunedì 19 luglio 2010
Alla Memoria.
Alla Memoria!
Lo stesso Stato che l'ha AMMAZZATO,oggi lo RICORDA,perpetrando un cordoglio di facciata che ha il puzzo di una storia coperta da tonnellate di letame,per nascondere il sangue versato che non vuole smettere di sgorgare dalla terra.
Uno Stato privo di Memoria storica OGGI RICORDA Borsellino.
Qualche servizio montato brevemente in ogni Tg nazionale (il Tg1 dovrà rinunciare al suo reportage sulla movida polare dei pinguini ballerini,ma gli ordini sono ordini:verrà posticipato all'edizione delle venti!),qualche intervista riesumata,qualche commento su quanto sono cattivi i mafiosi meridionali (eh sì,perchè la mafia esiste solo in Terronia!La merda che gira in borse di pelle firmate al nord è pura e profumata:non è mica Mafia quella!Si chiama business!),le urla di rabbia di un parente della vittima(meglio far finta di dargli spazio oggi,piuttosto che ascoltarlo realmente in periodi dell'anno più delicati per la classe politica italiana:sia mai che si dia un'immagine negativa del paese,rispettando,non solo commemorando, uomini che hanno dato la vita e daranno la vita per quello stesso Stato che li rinnega,che li considera scomodi,che regala una medaglia d'onore e un grosso calcio in culo alle loro famiglie).
Sì,fate pure finta di lavarvi le coscienze con una mano... e con l'altra continuate pure a scavare nel fango!
Io non assisterò alla vostra orchestrata commedia:da pessima attrice di me stessa,me ne tiro fuori.
Le parole sono prive di consistenza,sono labili,scompaiono dentro una pagina di giornale o un libro non letto. Io mi nutro dei visi di quella gente(tanta) che continua a "fare il suo dovere civile"(come avrebbe detto Paolo),mi nutro delle mani di quei cittadini onesti che non smettono mai di tenere la schiena dritta e la testa alta,mi nutro del loro dolore,trasformato in azione e lotta contro un sistema che non gli appartiene e che (loro lo sanno bene!) li inghiottirà. Questi ricordano ogni fottutissimo giorno i loro "eroi" (uomini onesti,normali,in un paese dove la normalità è un'utopia).
"La sensazione di essere un sopravvissuto e di
trovarmi in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge
dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio,
so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo
facciano tanti altri assieme a me . E so anche che tutti noi abbiamo
il dovere morale di continuarlo a fare senza
lasciarci condizionare dalla sensazione o , vorrei dire, dalla certezza
che tutto questo può costarci caro." (Paolo Borsellino, a 20 giorni
da quel 19 luglio 1992)
domenica 18 luglio 2010
Febbre.
"E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e incontrarti da Rudy e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e svegliarmi per portarti caffè brioches e ciambella e andare da Florent e bere caffè a mezzanotte e farmi rubare tutte le sigarette e non trovare mai un fiammifero e dirti quali programmi ho visto in tv la notte prima e portarti a far vedere l’occhio e non ridere delle tue barzellette e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po’ e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuo collo i tuoi seni il tuo culo e sedermi a fumare sulle scale finché il tuo vicino non torna a casa e sedermi a fumare sulle scale finché tu non torni a casa e preoccuparmi se fai tardi e meravigliarmi se torni presto e portarti girasoli e andare alla tua festa e ballare fino a diventare nero e essere mortificato quando sbaglio e felice quando mi perdoni e guardare le tue foto e desiderare di averti sempre conosciuta e sentire la tua voce nell’orecchio e sentire la tua pelle sulla mia pelle e spaventarmi quando sei arrabbiata e hai un occhio che è diventato rosso e l’altro blu e i capelli tutti a sinistra e la faccia orientale e dirti che sei splendida e abbracciarti se sei angosciata e stringerti se stai male e aver voglia di te se sento il tuo odore e darti fastidio quando ti tocco e lamentarmi quando sono con te e lamentarmi quando non sono con te e sbavare dietro ai tuoi seni e coprirti la notte e avere freddo quando prendi tutta la coperta e caldo quando non lo fai e sciogliermi quando sorridi e dissolvermi quando ridi e non capire perché credi che ti rifiuti visto che non ti rifiuto e domandarmi come hai fatto a pensare che ti avessi rifiutato e chiedermi chi sei ma accettarti chiunque tu sia e raccontarti dell’angelo dell’albero il bambino della foresta incantata che attraversò volando gli oceani per amor tuo e scrivere poesie per te e chiedermi perché non mi credi e provare un sentimento così profondo da non trovare le parole per esprimerlo e aver voglia di comperarti un gattino di cui diventerei subito geloso perché riceverebbe più attenzioni di me e tenerti a letto quando devi andare via e piangere come un bambino quando te ne vai e schiacciare gli scarafaggi e comprarti regali che non vuoi e riportarmeli via e chiederti di sposarmi e dopo che mi hai detto ancora una volta di no continuare a chiedertelo perché anche se credi che non lo voglia davvero io lo voglio veramente sin dalla prima volta che te l’ho chiesto e andare in giro per la città pensando che è vuota senza di te e volere quello che vuoi tu e pensare che mi sto perdendo ma sapere che con te sono al sicuro e raccontarti il peggio di me e cercare di darti il meglio perché è questo che meriti e rispondere alle tue domande anche quando potrei non farlo e cercare di essere onesto perché so che preferisci così e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita e dimenticare chi sono e cercare di esserti vicino perché è bello imparare a conoscerti e ne vale di sicuro la pena e parlarti in un pessimo tedesco e in un ebraico ancora peggiore e far l’amore con te alle tre di mattina e non so come non so come non so come comunicarti qualcosa dell’assoluto eterno indomabile incondizionato inarrestabile irrazionale razionalissimo costante infinito amore che ho per te."
sabato 17 luglio 2010
Abitudine.
Per anni sei costretto a nuotarci dentro.
Per anni i tuoi polmoni non conoscono altro gusto.
Per anni i disegni della tua mente faticano a prender forma definita.
Per anni. Troppi.
Poi un giorno.
Un giorno muovi il culo da quell’angolo di carta che ti sei costruito.
Un giorno avverti un leggero brusìo dentro .
Un giorno le tue gambe acquistano capacità di movimento perdute.
Sublime appagamento.
Vittoria sulla staticità.
Fugace.
No.
Non sei tu l’incoronato vincitore.
Non sei tu ad avanzare con passo deciso.
Non è la tua volontà a volerlo.
Non è un tuo bisogno a renderlo necessario.
Il Tempo.
È Lui a decidere il “momento”.
È Lui a farsi vivo senza preavviso.
È Lui a scegliere per te un altro brandello di terra.
È Lui l’uccisore della staticità.
È Lui.
A te rimane solo l’accettazione passiva della tua nuova collocazione.
A te rimane solo la finta bugia di un atto volontario.
A te rimane il te stesso di prima, traslato in un diverso piano di riferimento.
Aria immobile.
Di nuovo aria stagnante.
In un attimo tutto diventa identico.
Il tuo corpo torna a farsi pesante e pesantemente ancorato a quell’angolo di carta.
È fottutamente imbarazzante notare con quale velocità il “nuovo” invecchia.
Abitudine.
L’Abitudine è il frutto tangibile del tempo che divora le tue carni.
Tutto è Abitudine.
Tu sei Abitudine.
Tu sei Tempo.
Scoprirai che a cancellare i tuoi giorni,
ad appesantire le tue ossa
è nessun altro se non Tu.
Infinito.
Prolungamento di infinti spazi e di infinite vite.
Nel tuo essere: il Tutto.
Passato.
Presente.
Futuro.
Ieri.
Oggi.
Domani.
Sei Tu.
Nessun altro.
Uccidi il tuo carnefice,
il tuo carceriere,
il tuo boia.
Uccidi il Tempo.
Ucciderai Te Stesso.
venerdì 16 luglio 2010
Il Vampiro.
a fare del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame cui sono legato come il forzato alla catena, come il giocatore testardo al gioco, come l'ubbriaco alla bottiglia, come i vermi alla carogna - maledetta, sii tu maledetta! Ho chiesto alla veloce lama di farmi riconquistare la libertà, ho detto al perfido veleno di venire in soccorso della mia vigliaccheria. Ahimè, che il veleno e la lama m'hanno disdegnato, e m'hanno detto: "Tu non sei degno di venir sottratto alla tua maledetta schiavitù, imbecille! Se i nostri sforzi ti liberassero, i tuoi baci risusciterebbero il cadavere del tuo vampiro. (Baudelaire,Il Vampiro) Entrami dentro Violentami Trafiggimi Divorami Succhiami Graffiami Bevi di me fino al midollo Per me Che ho messo via le maschere. |
giovedì 15 luglio 2010
Il "nessuno" di tutti.
Come se esistesse un altro sé, come se fossimo immagine riflessa, in questo continuo gioco di rimandi può capitare di non vivere più. Si diventa fragili frasi incise su carta, personaggi e non più persone, ogni sentimento è vissuto attraverso il filtro della narrazione. Ci si vede incastonati in belle parole che ci rappresentano, ma che non possono mai essere veramente. Si vive una vita per procura, nell’attesa del cambiamento, nell’attesa che tutto si compia o che finalmente finisca. Ma esiste qualcosa che davvero ha termine? l'ingranaggio che ci ingloba prescinde da qualsiasi forma di volontà, è un continuo fluire il cui inizio si è ormai sbiadito nel ricordo e che non può finire perché proseguirà nel sogno di qualcun altro. Nessuna pace possiamo conoscere, perfino il sonno, che è una caricatura della morte, diviene tormento, susseguirsi di immagini, ombre notturne, errori che perseguitano, eco di voci senza forma.
Sono una specie di carta da gioco dal seme antico e sconosciuto sopravvissuta al mazzo perduto. Non ho alcun senso, non conosco il mio valore, non ho nulla a cui mi possa paragonare per potermi trovare, non ho nulla a cui possa servire per potermi conoscere. E così, attraverso le immagini successive con le quali descrivo me stesso (non senza verità, ma con menzogne), io vado vivendo nelle immagini più che in me, raccontandomi fino a scomparire, scrivendo con l’anima come se fosse inchiostro: un’anima che ha la sola utilità di servire a scrivere. Ma questa reazione cessa, e mi rassegno di nuovo. Torno a ciò che sono, anche se non è nulla. E una sorta di lacrime senza pianto bruciano nei miei occhi sbarrati, una sorta di angoscia che non c’è stata mi gonfia aspramente la gola secca. Ma, ahimè, non so che cosa avrei pianto se avessi pianto, né perché non ho pianto. La finzione mi accompagna come la mia ombra. E l’unica cosa che voglio è dormire.
Crisi:momento di lucidità.
Eccomi di nuovo
dentro te
ci sto così bene
ma non posso più tardare
galleggio tutto intorno in ibernazione liquida
in un hotel collegato alla corrente
ma l'attesa non mi lascia a mio agio
prendo a calci la fragilità
e urlo – devo andare - aiuto
esplodo e la pace se n'è andata
bagnandomi in una nuova luce
piango e urlo - disconnesso
un cervello in rovina mi porta al petto
e nutrito dai sonnambuli.
16:30
16:35
16:53
17:01
Il tempo meccanico tenta di connettersi con il mio cervello.Di attirare la mia attenzione,sovrapponendo il nero dei numeri al nero sfumato delle mie pupille dilatate.
Sento che sta per arrivare.Ne avverto il peso.Ne percepisco l’odore acre.
Vedo muovere il mio corpo.Lo spio da uno specchio.Di schiena.
Dirigo lo sguardo in basso.Cerco ansiosamente il riflesso della mia sagoma.Quasi come avvessi il bisogno di trovare un testimone.Di afferrare la prova tangibile della mia esistenza fisica.Almeno quella.
Mi sforzo,fin quasi a vedermi sbiadire.Ho perso il controllo degli occhi.Anche quelli.
Il calore di una Lucky Strike mai fumata mi trasmette l’energia minima per portare la mano fino alla bocca.
Aspiro voracemente:ho paura di non resistere all’apnea momentanea.
Il fumo mi divora l’interno.Brucia..Lo sputo.
Mi sento respirare,come se io stessa fossi l’esterno che mi vede vivere.
Fluttuo,ma avverto la pesantezza del mio corpo.Come un ubriaco che tenta di trascinare il suo compagno di bevute,che adesso giace a terra,privo di sensi.
Eccola.Col suo corpo sinuoso,insidioso,da puttana.
E’ lei:l’incantatrice,la traditrice, l’adultera.
Il suo timbro è vibrante,ineffabile,sgraziato,metallico.
Sento il suo fuoco farsi sempre più vicino alle mie viscere in ebollizione.
Trattengo il respiro.Riconosco i tumulti della vita nel mio petto solo in uno stato di coma sensoriale.
Lei è qui.Mi sfiora viscidamente i capelli e affonda i rami delle sue dita sulla mia testa.
Sogno di fuggire dalla sua morsa:mi illudo per un tempo troppo breve,sono troppo stanca.
“Riesco a sentirli,sai?!Riesco a sentirli i gemiti della tua vittoria.”
Lei mi ha in pungo.Sono un gioco che ha già vinto in partenza.
Ma Lei insiste.Finge. Insaziabile è la sua sete di conquista. Ha bisogno di inventare persino le mie resistenze.
Sono il cadavere pronto all’autopsia. Non avverto nemmeno il bisturi della sua lingua penetrare nelle mie carni ormai fredde,inermi,plastiche come se mai avessero ospitato vita.
Strato epidermico,mucose,muscoli,organi interni:è tutto suo.
Attendo impaziente il momento in cui finirà di saziarsi di me.
Lo desidero con tutto ciò che rimane di me su quel tavolo di sangue.
Ma Lei è avida.
Lei non accetta ordini.
Lei è prepotente.
Nega ad un morto la possibilità di desiderare qualcosa che non sia Lei.
Decide di ricucirmi:non può permettersi di perdere per sempre la possibilità di giocare e vincere ancora.
Io le servo.E le servo viva.