sabato 17 luglio 2010

Abitudine.

Aria immobile.
Per anni sei costretto a nuotarci dentro.
Per anni i tuoi polmoni non conoscono altro gusto.
Per anni i disegni della tua mente faticano a prender forma definita.
Per anni. Troppi.
Poi un giorno.
Un giorno muovi il culo da quell’angolo di carta che ti sei costruito.
Un giorno avverti un leggero brusìo dentro .
Un giorno le tue gambe acquistano capacità di movimento perdute.
Sublime appagamento.
Vittoria sulla staticità.
Fugace.
No.
Non sei tu l’incoronato vincitore.
Non sei tu ad avanzare con passo deciso.
Non è la tua volontà a volerlo.
Non è un tuo bisogno a renderlo necessario.
Il Tempo.
È Lui a decidere il “momento”.
È Lui a farsi vivo senza preavviso.
È Lui a scegliere per te un altro brandello di terra.
È Lui l’uccisore della staticità.
È Lui.
A te rimane solo l’accettazione passiva della tua nuova collocazione.
A te rimane solo la finta bugia di un atto volontario.
A te rimane il te stesso di prima, traslato in un diverso piano di riferimento.
Aria immobile.
Di nuovo aria stagnante.
In un attimo tutto diventa identico.
Il tuo corpo torna a farsi pesante e pesantemente ancorato a quell’angolo di carta.
È fottutamente imbarazzante notare con quale velocità il “nuovo” invecchia.
Abitudine.
L’Abitudine è il frutto tangibile del tempo che divora le tue carni.
Tutto è Abitudine.
Tu sei Abitudine.
Tu sei Tempo.
Scoprirai che a cancellare i tuoi giorni,
ad appesantire le tue ossa
è nessun altro se non Tu.
Infinito.
Prolungamento di infinti spazi e di infinite vite.
Nel tuo essere: il Tutto.
Passato.
Presente.
Futuro.
Ieri.
Oggi.
Domani.
Sei Tu.
Nessun altro.
Uccidi il tuo carnefice,
il tuo carceriere,
il tuo boia.
Uccidi il Tempo.
Ucciderai Te Stesso.

Nessun commento:

Posta un commento