giovedì 15 luglio 2010

Crisi:momento di lucidità.

Eccomi di nuovo
dentro te
ci sto così bene
ma non posso più tardare
galleggio tutto intorno in ibernazione liquida
in un hotel collegato alla corrente
ma l'attesa non mi lascia a mio agio
prendo a calci la fragilità
e urlo – devo andare - aiuto
esplodo e la pace se n'è andata
bagnandomi in una nuova luce
piango e urlo - disconnesso
un cervello in rovina mi porta al petto
e nutrito dai sonnambuli.

16:30

16:35

16:53

17:01

Il tempo meccanico tenta di connettersi con il mio cervello.Di attirare la mia attenzione,sovrapponendo il nero dei numeri al nero sfumato delle mie pupille dilatate.

Sento che sta per arrivare.Ne avverto il peso.Ne percepisco l’odore acre.

Vedo muovere il mio corpo.Lo spio da uno specchio.Di schiena.

Dirigo lo sguardo in basso.Cerco ansiosamente il riflesso della mia sagoma.Quasi come avvessi il bisogno di trovare un testimone.Di afferrare la prova tangibile della mia esistenza fisica.Almeno quella.

Mi sforzo,fin quasi a vedermi sbiadire.Ho perso il controllo degli occhi.Anche quelli.

Il calore di una Lucky Strike mai fumata mi trasmette l’energia minima per portare la mano fino alla bocca.

Aspiro voracemente:ho paura di non resistere all’apnea momentanea.

Il fumo mi divora l’interno.Brucia..Lo sputo.

Mi sento respirare,come se io stessa fossi l’esterno che mi vede vivere.

Fluttuo,ma avverto la pesantezza del mio corpo.Come un ubriaco che tenta di trascinare il suo compagno di bevute,che adesso giace a terra,privo di sensi.

Eccola.Col suo corpo sinuoso,insidioso,da puttana.

E’ lei:l’incantatrice,la traditrice, l’adultera.

Il suo timbro è vibrante,ineffabile,sgraziato,metallico.

Sento il suo fuoco farsi sempre più vicino alle mie viscere in ebollizione.

Trattengo il respiro.Riconosco i tumulti della vita nel mio petto solo in uno stato di coma sensoriale.

Lei è qui.Mi sfiora viscidamente i capelli e affonda i rami delle sue dita sulla mia testa.

Sogno di fuggire dalla sua morsa:mi illudo per un tempo troppo breve,sono troppo stanca.

“Riesco a sentirli,sai?!Riesco a sentirli i gemiti della tua vittoria.”

Lei mi ha in pungo.Sono un gioco che ha già vinto in partenza.

Ma Lei insiste.Finge. Insaziabile è la sua sete di conquista. Ha bisogno di inventare persino le mie resistenze.

Sono il cadavere pronto all’autopsia. Non avverto nemmeno il bisturi della sua lingua penetrare nelle mie carni ormai fredde,inermi,plastiche come se mai avessero ospitato vita.

Strato epidermico,mucose,muscoli,organi interni:è tutto suo.

Attendo impaziente il momento in cui finirà di saziarsi di me.

Lo desidero con tutto ciò che rimane di me su quel tavolo di sangue.

Ma Lei è avida.

Lei non accetta ordini.

Lei è prepotente.

Nega ad un morto la possibilità di desiderare qualcosa che non sia Lei.

Decide di ricucirmi:non può permettersi di perdere per sempre la possibilità di giocare e vincere ancora.

Io le servo.E le servo viva.

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